La battaglia di Gallipoli by Behçet Sabit Erduran

autore:Behçet Sabit Erduran [Erduran, Behçet Sabit]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788831492997
editore: © 2024 Sandro Teti Editore
pubblicato: 2024-12-19T23:00:00+00:00

Alla vostra cortese attenzione,

Ogni attimo in cui ho desiderato scrivervi è sempre coinciso con un momento coronato da successi e vittorie. Per giorni non ho avuto occasione di rispondere alla vostra lettera del 27 marzo. Sono sicuro che capirete che ciò non è dovuto a mia negligenza ma alle difficili condizioni in cui mi trovo. Due giorni fa il nostro esercito, che combatte vittoriosamente da sei mesi, ha ottenuto un altro grandioso successo! Sebbene possa sembrare poca cosa in confronto alla battaglia del 18 marzo, è stato un successo fondamentale che ha donato felicità ai nostri cuori. Il nemico, smarrito e incapace di batterci in campo aperto, tenta di sconfiggerci ricorrendo a ogni sorta di inganno e meschinità. La giustizia divina tuttavia si abbatte sempre su di lui.

Alle prime luci del mattino di sabato 17 aprile, alle ore 5.30, il sole faceva risplendere con riflessi di rosso e lillà le montagne color smeraldo. Mi ero svegliato dal poco sonno di una notte faticosa per via dei boati. Così mi sono affacciato alla finestra nascosta tra i cespugli le cui foglie, prendendo vita agitate dal vento, si apprestavano ad accogliere i nidi primaverili degli usignoli. Su tutte le colline si potevano distinguere le fiamme e le nubi di fumo sollevate dai nostri cannoni.

I miei occhi hanno perlustrato la zona in un secondo. Vedere nei pressi della spiaggia quel velenoso serpente di mare sulle sabbie lucenti coperto dall’acqua dai riflessi d’argento e platino ha risvegliato in me sentimenti di vendetta.

Ogni colpo andato a segno spargeva fiamme su quella sagoma oscura che tra le bolle che salivano in superficie tentava invano di liberare il suo orribile corpo arenato nella sabbia. Due occhi smarriti su un braccio corazzato si guardavano intorno tentando di rimmergersi in acqua e fuggire. Ma che sforzo inutile! I proiettili lo avevano persino perforato a poppa. Se desiderava inabissarsi, adesso era sul punto di essere accontentato!

Poi si è aperto un coperchio da cui è emerso un volto sconvolto dal terrore. Un proiettile sparato proprio dai nostri tiratori in quell’istante ha spinto via quella testa come fosse una palla da biliardo.

I nostri soldati sulla spiaggia, assicuratisi che non vi fossero vie di fuga, hanno quindi cessato il fuoco. I membri dell’equipaggio, dopo un attimo di esitazione, hanno iniziato a uscire uno per volta. Agitavano fazzoletti bianchi e tentavano di nuotare verso la riva affidandosi alla magnanimità ottomana. Gli eroici difensori, che avevano fatto fuoco su di loro fino a qualche minuto prima, adesso erano radunati sulla spiaggia. Alcuni di loro sono andati incontro ai disperati superstiti immergendosi in acqua sino alla vita e, secondo le nobili regole dell’impareggiabile ospitalità ottomana, hanno persino lasciato le loro stanze ai prigionieri per concedere loro un po’ di riposo. Hanno offerto loro tè e caffè. Chissà se quei disperati che per secoli hanno considerato i turchi nient’altro che barbari la pensano ancora allo stesso modo… Che strana coincidenza! Tra i superstiti c’era anche il vecchio console inglese a Çanakkale, la spia inglese “Mister non so

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